I Personaggi II: Il Vecchio

Il Vecchio, con la maiuscola – come M, Control e altri direttori di servizi segreti non ha un nome, soltanto incidentalmente in Nelle Nebbie del Tempo veniamo a sapere che il suo nome è Ulderico e forse è di  origini trentine –  è il personaggio più complesso perché racchiude al suo interno molti motivi d’ispirazione differenti. Per prima cosa, forse i lettori più anziani, ricorderanno quando Bettino Craxi molti anni fa teorizzò l’esistenza di un Grande Vecchio, un burattinaio dietro a molti se non tutti i misteri della storia italiana, come minimo il manovratore senza nome dietro ai gruppi di terroristi e alla strategia della tensione. In effetti il Vecchio viene presentato ripetutamente come il disinformatore per eccellenza, colui che costruisce e sparge falsità a piene mani imbrogliando e depistando i nemici, ma soprattutto gli “amici”,  mettendoli gli uni contro gli altri a favore dell’UCCI e delle sue azioni di protezione della storia italiana.

Ma come abbiamo visto in alcuni post precedenti il Vecchio è stato costruito sul tipo dell’investigatore geniale, dalla mente analitica in grado di dedurre tutto un quadro da alcune labili tracce e di instaurare collegamenti tra eventi apparentemente slegati tra loro, e di questi investigatori mantiene alcune caratteristiche, ad esempio la mancanza di umiltà, una certa arroganza di fondo e  la mancanza di pazienza nei confronti dei collaboratori meno dotati.

Il Vecchio è inoltre un esponente di un’antica casta di burocrati, coltissimi, quasi intellettuali, che cerca di resistere all’arrembaggio di una pletora di mediocri funzionari mediamente ignoranti, degni unicamente del suo disprezzo. In cosa crede il Vecchio? Nell’UCCI, non come reale insieme di persone, che sa essere indifendibile, ma come istituzione. Ha dedicato la sua intera esistenza all’Ufficio ed è disposto a qualsiasi sacrificio, suo ma soprattutto dei suoi sottoposti, per preservarlo. E naturalmente crede nella protezione della storia italiana, o come dice con un certo sarcasmo, al “montare la guardia al barile della storia”.

E’ da considerare che poiché non amo leggere i cicli i cui romanzi sono troppo ripetitivi, in Nelle Nebbie del Tempo ho cercato di modificare i rapporti tra i personaggi togliendo di scena  il Vecchio per gran parte della narrazione, ma considerandolo al tempo stesso  un motore immobile di essa, visto che i personaggi non fanno altro che muoversi cercando di immaginare cosa avrebbe fatto o detto lui. D’altronde è una figura praticamente onnisciente, temuta, non soltanto da Mariani, in perenne sotterraneo conflitto con lui, ma da ogni appartenente all’Ufficio, tranne la sua segretaria e Marina Savoldi.

Va però notato uno slittamento che si è verificato nel corso del tempo – capita a volte che gli autori immaginino un elemento, un personaggio in un modo, e se li vedono rovesciare dai lettori o dallo scorrere del tempo, e in questi romanzi il Tempo è di casa – : il Vecchio, si presenta come anticasta ancora da prima che esistesse il concetto di casta – il primo romanzo è del 2000 – . I suoi giudizi sferzanti riguardo ai politici sono precedenti persino ai nostri e quindi ci riesce simpatico, per noi è buona cosa, non possiamo che essere d’accordo con lui. Il punto è che in realtà il suo essere antipolitica avrebbe dovuto mostrare un funzionario pubblico, il capo di un servizio segreto in grado di fare e disfare e disfare e disfare la storia, scarsamente disposto a prendere ordini dalle persone democraticamente elette; avrebbe dovuto presentare i pericoli di una mancanza di controllo democratico. Noi possiamo e dobbiamo essere anticasta, il Vecchio no, e non dovremmo provare simpatia per lui da questo punto di vista.

E veniamo all’ultimo elemento. Naturalmente un lettore ha diritto di alta e bassa giustizia su un romanzo, e quindi ha il pieno diritto di immaginare un personaggio come vuole – altrimenti un romanzo non sarebbe un romanzo ma un film, o un fumetto – ma molto raramente io visualizzo nella mia mente un personaggio come una persona reale, con un suo aspetto fisico e, t2-smiley_7086213_208109c anche se da anni non rileggo i romanzi di Le Carré e anzi cerco di tenermene lontano per evitare imitazioni inconsapevoli, per me il vecchio ha le fattezze di George Smiley interpretato da sir Alec Guinness. Naturalmente resta il diritto per il lettore di immaginarselo come preferisce.

 

Prossimamente su questi schermi: I Personaggi III  Mariani

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